Un giorno come altri, mi sveglio con un messaggio della mia amica sul cellulare: “Sono positiva al Coronavirus”. Le hanno detto che si tratta di una forma lieve del virus. Nei giorni scorsi ha avuto febbre, dolori e tanto malessere, in un appartamento nel mezzo di una città sconosciuta.
Ho dormito quattro ore pensando a lei, alla sua solitudine, lontana da tutto, dalla casa che ormai non le appartiene, perché una casa non ha. Per lei ogni parte del mondo è la sua famiglia.
La cosa più probabile, è che anch’io abbia contratto il Coronavirus perchè sono stata insieme a lei fino a qualche giorno fa. Ma non ho la febbre, ho soltanto la gola infiammata e un po’ di dolore alle orecchie. Forse il mio sistema immunitario sta reagendo con forza, forse la misteriosa influenza di qualche settimana fa mi ha irrobustita.
Ieri, prima della conferma del Coronavirus della mia amica, avevo promesso a me stessa, che se avevo la fortuna di non avere né febbre né dolori acuti, avrei combattuto. E l’avrei fatto per lei, per quei medici caduti prestando servizio, per quelle infermiere che per i turni estenuanti si addormentano senza rendersene conto, per gli anziani che spariscono lasciandoci una folata di vuoto, che raffredda questa primavera europea. Per tutte le persone, senza distinzione, che sognavano di andare avanti nei loro percorsi interrotti.
Io non sono un medico e non posso uscire da questa casa. Ma vorrei collaborare.
E proprio ieri, mi hanno consigliato di tenere i dibattiti di poesia, che organizzo in genere in qualche bar, per via telematica. Il 21 marzo è la giornata Mondiale della Poesia, e forse è così che posso dare una mano: facendo semplicemente quello che so fare.
Un giorno come altri, ho pianto da sola, ancora una volta per farmi forza, perché mi sono di nuovo detta che finché questo cuore risponderà col suo battito, io lotterò e farò la mia parte, quella che so portare a termine, quella che sa di dono e di misteriosa energia.
Quindi mi sono alzata, sono andata a farmi la doccia e ho rivolto un pensiero e soprattutto, un’emozione, alla mia amica e a tutti coloro che stanno soffrendo, perché la loro sofferenza ispiri un verso di speranza che possa tramutarsi nell’amore che guarisce ogni ferita.
Bellissimo
Grazie Teresa, voglio continuare a ripetere che andrà tutto bene e che ce la faremo. Un forte abbraccio.