Dicono che avere dei sogni renda felici. Sono come l’obiettivo ultimo che ci fanno svegliare la mattina, che ci danno la forza per alzarci dal letto, per compiere mille sacrifici come studiare per anni, lavorare per pochi soldi o addirittura partire e stare lontano da casa per imbatterci nel cammino che ci porterà alla loro realizzazione.
Ma la realtà la sento più viva nella memoria. Ricordo con piacere le serate infinite con le amiche di scuola, quando una rimaneva a dormire a casa dell’altra; o quelle con gli amici quando studiavo all’università di Padova; il Natale passato con la famiglia o i viaggi in giro per il mondo durante le vacanze. Ma non ho ben presente a dire il vero, i lunghi pomeriggi a studiare per realizzare il sogno di laurearmi.
Quindi, se dovessi scegliere tra l’avere un sogno, o vivere la realtà, il primo non mi ripaga ciò che mi dona la seconda.
Un sogno è concepito nella mente di chi lo partorisce, è una situazione estrema desiderata. La realtà invece è sentita dal corpo, quindi rimane impressa nella memoria. Il sogno è uno stato irraggiungibile. Invece ciò che viviamo è palpabile, e lo si accetta nella sua imperfezione, come si fa con la persona amata che scegliamo di avere accanto.
Se la felicità è nelle piccole cose, come si suol dire, e cioè nelle semplici routine, difficilmente rimane spazio per un obiettivo, come il sogno; che sa di altro, di calato dall’alto. Mangiare, stare con la famiglia, passare il tempo con la propria cerchia non esige una gran meta in capo alla mente.
L’essere umano è fatto da corpo, da emozioni ma anche da ragione ed intelletto. Da qui nasce qualunque forma d’arte. Per portare a compimento un’opera, bisogna essere intensi come una idea, taglienti come una lama, fanatici come un’ideologia. L’arte non accetta scuse, vuole comunicare senza appigli. Un progetto artistico deve essere realizzato nella sua interezza, non lo si può lasciare a metà.
Quindi, se l’arte esige intelletto per portare a compimento il risultato, questo da solo non basta perchè costituito nella sua essenza da pathos, emozione. C’è bisogno di vivere l’obiettivo, di farlo proprio, di sentirlo. Si tratta perciò di servirsi dell’ingegno come strumento per portare a termine l’opera, quale sogno estremo.
Allora, forse il sogno non è solo un’idea, forse l’hai sentito nel cuore e per materializzarlo hai dovuto imparare un mestiere o hai dovuto aspettare che arrivasse la persona amata. Il sogno, col suo alone di mistero non è qualcosa di altro, è in te. La mente non è altro, ma strumento del tuo cuore.
Ora che finisco queste righe, inizio a ricordare quando ripetevo a voce alta i concetti degli esami di Scienze Politiche. Sognavo di prendere la laurea, sentivo che quelle materie mi dovevano portare da qualche parte.
Ma io non sapevo che il mio sogno mi avrebbe portata così lontano: mi ha permesso di viaggiare, conoscere persone, nutrirmi di nuove esperienze che non potevo neanche minimamente immaginare.
Perché il sogno è velato di mistero e ti catapulta in allettanti sacrifici quotidiani dove non si smette mai di crescere. E quando raggiungi quello che credevi il fine ultimo, allora ne arriva un altro, e un altro ancora. E oggi so, che tra sogno e realtà, scelgo di vivere il sogno, giorno per giorno, nelle piccole cose.