Sono sempre stata una persona molto autoesigente, molto studiosa e lavoratrice. Da quando sono andata via di casa, ho sempre cercato di dare un’impressione di me stessa di perfezione.
Ma perchè alcune persone decidiamo ad un certo punto di agire in questo modo?
Ciò che vediamo come una tecnica per risolvere un problema puntuale, poi diventa abitudine. L’immagine di forza che diamo a noi stessi alimenta l’ego che ogni giorno è schiavo di questa farsa. Ma questa ha una contropartita: utilizzando quotidianamente un metodo che serve solo quando ci sentiamo in pericolo o deboli, è come se dicessimo a noi stessi che non possiamo mai rilassarci e che abbiamo sempre davanti a noi una bestia feroce pronta a sbranarci.
Allora, arriva un punto nella vita in cui non ce la si fa più perchè siamo stanchi di non essere noi stessi. Il bello è che poi crediamo che gli altri non se ne rendano conto, e invece il soggetto esterno è il primo che percepisce che ci siamo creati un personaggio che non ci appartiene del tutto.
A volte mi chiedo dove ho messo il cuore.
Ho smesso di sentire.
Ho iniziato solo a giudicare.
Il mio cervello ha il sopravvento assoluto della mia persona, ogni volta mi manda concetti imparati a memoria in chissà quali libri, mi fa essere la prima in tutto, mi manda a letto estenuata da ore di palestra, mi fa perdere nei meandri di una competizione contro chi ancora non sò.
Essere forti in modo permanente fa in modo che la razionalità sia sempre al primo posto ed è che perciò calpestiamo le nostre emozioni. E queste, sono lo strumento per capire ciò che vogliamo, cosa proviamo, chi siamo.
Ed è così, che in questi mesi, ho deciso di svuotarmi di tutte quelle regole e di tutti quei pericoli immaginari e passati che vivono solo nella mia testa. Per questo motivo ho smesso sia di scrivere, di leggere certi tipi di libri e ho dato spazio all’apprendimento di discipline più spirituali.
Perchè ad un tratto, bisogna svuotare sè stessi per capire chi siamo, dove andiamo, cosa vogliamo. Buttare letteralmente tutte le cose superflue, spegnere il cellulare e il computer, mettere in ordine le vecchie foto, disfarsi delle lettere mai spedite, rimanere una sabato sera soli a casa a piangere davanti a una candela accesa.
Non so se ci sto riuscendo, forse sì, forse no, non importa. Perchè questa non dev’essere l’ennesima competizione verso chissà quale meta; dev’essere un percorso, costante e sincero, verso la parte più vera del nostro Essere.
E se davvero vogliamo essere forti, non dobbiamo aver paura di sentire i battiti del cuore. Perchè accettare le luci e le ombre nella nostra esistenza, e decidere nonostante le ultime di vivere pienamente, fanno di noi persone consapevoli del proprio cammino.